A metà luglio la telefonata: alcuni amici stanno scendendo in macchina, parti con loro, c’è un INCREDIBILE festival di musica in un posto altrettanto incredibile, NON PUOI perdertelo.
E sia. Mi sono passati a prendere il giorno dopo e, superata quella parte “chi sei, cosa fai, come hai conosciuto Enrico, com’è possibile che tu non sia mai stato a Napoli” e dopo un paio di telefonate dell’amico che stava organizzando la mia venuta a Napoli non sapevo se essere più riconoscente per tutto quello che stavano facendo per me o se essere felice perché quel primo viaggio segnava l’inizio della mia tanto agognata estate.
In macchina a Napoli?! Se avessi guidato io non saremmo sopravvissuti, tutto un ingorgo di macchine e motorini, e grazie al cielo biciclette ce n’erano poche sennò ognuna di quelle poteva rappresentare una vittima.
Rumore, tutti che parlano ad altissima voce, strade affollatissime, ora aperitivo. Ma che il Golfo togliesse il fiato, quello era vero. Si apre sul lungomare, bellissimo, come ad accogliere chi arriva dal mare o invitare chi decide di prendere la barca e andare per le famose isole vicine.
E le luci della città vi si riflettono, insistenti, su quel Golfo; ero ipnotizzata da quella vista e a dire il vero anche perché di quelle otto ore di macchina non ne potevo più. C’è da dire che l’ospitalità dei napoletani e l’amore che nutrono per la loro città sono piacevoli; conosciamo i problemi con i quali i napoletani devono convivere o possono affrontare, ma non scambierebbero la LORO città con nessun’altra al mondo e questo, devo dire, l’ho trovato ammirevole. E se gli italiani amassero l’Italia come i Napoletani amano Napoli!?
Tutto quello che venne dopo, poi, fu follia. Il festival della musica era in un’ex struttura industriale ristrutturata e vista-mare, era davvero incredibile. Le persone che affollavano la città si facevano sentire: tutto era ad alta voce, tutto era caotico. I ristoranti nascosti che solo chi ci abita conosce, sono gestiti da signore più o meno corpulente che servono prelibatezze, tutte rigorosamente fatte in casa e tutte freschissime. Il momento del caffè è quasi sacro, e il caffè è una crema. Girando per Napoli in macchina era tutto più semplice, niente mezzi e niente taxi, e la settimana di vita spensierata in cui Enrico mi ha accompagnato, le persone che ho conosciuto, gli eventi nascosti e quasi collaterali di una città che –sorpresa- non dorme mai, il buonumore quasi contagioso, mi hanno travolto. Non credo potrebbe essere una città nella quale potrei vivere, ma BISOGNA visitarla.
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